"C'ERANO DUE DONNE CHE NON SI ERANO MAI CONOSCIUTE. UNA NON LA RICORDI, L'ALTRA LA CHIAMI MAMMA...". L'adozione ai tempi dell'inserimento scolastico.

 

La maggior parte delle persone non ha una reale percezione dell'entità degli sforzi, della fatica e della pazienza che richiede un percorso di adozione. Sulla stessa linea, si ritiene spesso che il momento in cui il tanto desiderato figlio si unisce alla famiglia, rappresenti il momento in cui finalmente è possibile godersi il frutto dei propri sforzi.

 

Così dovrebbe essere! Perché se è vero che queste famiglie, così forti e coraggiose, chiudono un capitolo dell'adozione fatto di tante e insidiose sfide, è anche vero che si apre un nuovo capitolo: quello del post- adozione, in cui uno dei primi giganti da affrontare sarà l’inserimento scolastico.

 

"Siamo in Italia, sicuramente non avremo problemi". Magari fosse vero! Stiamo parlando di un territorio (quello italiano) in cui, nonostante l’adozione, nazionale e internazionale, sia sviluppata da anni e in cui siano state pubblicate dal Ministero dell'Istruzione specifiche linee guida, si fa ancora fatica a fare fronte alle richieste e necessità di queste famiglie.

 

Chi paga? Gli ultimi arrivati! Bambini o ragazzi che, oltre ad avere carenze negli apprendimenti (e, spesso, altre difficoltà cognitive, di linguaggio ecc…), mostrano un mosaico di difficoltà emotive e relazionali. 

 

Qual'è il rischio maggiore? Quello che si instauri un circolo vizioso per il quale, a seguito di eventuali insuccessi scolastici (e delle difficoltà da parte di scuola e famiglia nel gestirle) venga intaccata la loro già precaria autostima e il loro senso di auto-efficacia e che questo, a sua volta, inneschi una riattivazione dei loro vissuti di abbandono.

 

Spostati da un luogo ad un altro, spesso provenienti da condizioni familiari e sociali precarie e alla ricerca di un loro "posto nel mondo", questi bambini potrebbero spostare le difficoltà sul piano dello studio e della relazione educativa con l’adulto generando, in casi più estremi, una conflittualità con il mondo della scuola e con le figure di riferimento.

 

 

Può accadere che, presi dal turbinio degli impegni familiari e scolastici, gli adulti si "dimentichino" che il valore dato da loro all'abilità di studio, rappresenta per i figli una unità di misura del loro stesso valore.

 

Come evitare di commettere errori? Lavorando sul loro senso di sicurezza, sulla loro autostima e, attraverso il  potenziamento delle abilità cognitive e di studio, sul loro mondo emotivo e sul loro successo come studente e individuo/persona. 

 

Sta agli adulti rendere la scuola un luogo attraverso il quale tutti, e non solo i bambini o i ragazzi adottati, possano trovare il loro "posto nel mondo", stimolando il loro apprendimento e la loro voglia di entrare in relazione con l'altro e dove ognuno possa farlo rispettando i propri tempi, la propria individualità e senza provare paure né ansie.

 

"C’erano due donne

che non si erano mai conosciute.
Una non la ricordi,

l’altra la chiami mamma.
La prima ti ha dato la vita,

la seconda ti ha insegnato a viverla.
La prima ti ha creato il bisogno d’amore,

la seconda era lì per soddisfarlo.
Una ti ha dato la nazionalità,

l’altra il nome.
Una il seme della crescita,

l’altra uno scopo.
Una ti ha creato emozioni,

l’altra ha calmato le tue paure.
Una ha visto il tuo primo sorriso,

l’altra ha asciugato le tue lacrime.
Una ti ha lasciato,

era tutto quello che poteva fare.
L’altra pregava per un bambino

e il Signore l’ha condotta a te.
E ora mi chiedi la perenne domanda:

eredità o ambiente,
da chi sono plasmato?
Da nessuno dei due.
Solo da due diversi amori."
(Madre Teresa di Calcutta)

 

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