Esiste una relazione certa tra alimentazione e salute e, in particolare, un filo sottile lega una corretta alimentazione al mantenimento di adeguate capacità cognitive. Giorno dopo giorno, infatti, gli alimenti che riempiono le nostre tavole contribuiscono a sostenere le cellule del nostro cervello e un’alimentazione non adeguata può, invece, essere responsabile di alterazioni che ne compromettono il corretto funzionamento.
Un’adeguata alimentazione è fondamentale anche nei casi in cui siamo già in presenza di una condizione patologica come, ad esempio, patologie neurodegenerative (Alzheimer e altre demenze).
In questi casi, bisogna sempre fare molta attenzione quando riscontriamo, nel nostro caro malato, soprattutto in fasi non avanzate della malattia, difficoltà di alimentazione e la prima cosa da fare è quella di rivolgersi al neurologo/geriatra che ci sta seguendo e anche (cosa che dovrebbe essere buona prassi, sempre) al neuropsicologo di riferimento perché dobbiamo individuarne la causa!
Si tratta di un problema relativo al controllo dei muscoli volontari? Ad una diminuzione dell’interesse verso il cibo? Problemi di deglutizione?
Ad ogni sintomo corrisponde una precisa modalità di intervento e non conoscere la causa potrebbe portare poi a commettere gravi (ma comunissimi) errori come quello di tentare di forzare la bocca del malato! Inoltre, la malattia evolve e potrebbero accavallarsi nel tempo più sintomi e cause, motivo per il quale per far fronte a questa malattia, bisogna conoscerla ed essere accompagnati nel comprenderne l’evoluzione!
Da dove iniziare? Dalle basi, ovvero dall’importanza che, per noi e per i nostri cari, ricopre una dieta bilanciata. Stiamo parlando della dieta mediterranea.
La piramide alimentare della dieta mediterranea ci ricorda che l’alimentazione è equilibrio: nessun alimento da solo è in grado di soddisfare tutte le esigenze nutrizionali! A una ricca componente di cereali, frutta, legumi e verdure, da consumare quotidianamente, vanno accostati olio, latte e derivati, carne bianca, pesce, uova, dolci e carne rossa.
Uno studio del 2006 (Scarmeas et al.), che ha seguito per circa un decennio numerosi soggetti con diagnosi di demenza di Alzheimer, ha dimostrato che dopo 5 anni dalla diagnosi, i soggetti che seguivano la dieta più simile a quella mediterranea mostravano l’80% in più di sopravvivenza rispetto i soggetti che seguivano un’alimentazione non adeguata; dopo 10 anni mostravano inoltre una sopravvivenza maggiore del 50%!
Adeguata idratazione e leggera (ma regolare) attività fisica completano il quadro; evitiamo infine i surgelati, spesso poveri in vitamine, contengono troppo sale e sono anche cari!
Se una corretta alimentazione e il mantenimento di abitudini salutari hanno questi effetti sui nostri cari malati, quali effetti benefici avrebbe su di noi?
In un mondo sempre più veloce, che costringe a ridurre le risorse mentali, i tempi e gli spazi a disposizione per i nostri cari e per il nostro benessere, dobbiamo tener duro e andare avanti con la consapevolezza che un caregiver più sano e informato è un caregiver più sicuro e, quindi, efficace!
CURIOSITA’
Accade spesso che…
...Variando ad esempio gli orari dei pasti il nostro caro si rifiuti di mangiare o abbia una “crisi” comportamentale: è importante creare una routine giornaliera all’interno del quale i pasti hanno una posizione ben definita!
...Il nostro caro può improvvisamente rifiutarsi di mangiare qualcosa che ha sempre gradito e viceversa: non insistere con cibi nuovi o che non piacciono più, non è un fattore volontario ma dipende dalla malattia!
...Bevono poca acqua ed è necessario aumentare l’introito di liquidi per mantenere un’adeguata idratazione: aumentiamo il cibo liquido (minestre, creme) e utilizziamo spuntini come yogurt, budini, ghiaccioli e gelatine.
...Alimenti come latte e succo di agrumi, aumentando la salivazione, possono aggravare i problemi di deglutizione e respirazione quando i nostri cari non stanno bene: se notate un aumento della salivazione rivolgetevi subito ad un medico!
Parleremo in seguito di quali possono essere le cause di un disinteressamento del nostro caro al cibo, quali strategie è possibile mettere in atto e di altre piccole accortezze per garantire un’alimentazione il più possibile autonoma e sicura, ricordandoci sempre che ciascun caso è diverso dall’altro, che le strategie vanno spesso adattate perché dipendono tanto da fattori individuali quanto dallo stadio della malattia e che in tema di farmaci, variazioni dell'alimentazione, integratori ecc.. non bisogna mai fare da se ma è necessario rivolgersi ad uno specialista!
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Maria luisa aliprandi (venerdì, 24 novembre 2017 04:35)
E se invece pensano solo a mangiare?
Dott.ssa Esmeralda Balistreri (venerdì, 24 novembre 2017 08:13)
Gentile Maria Luisa, la cosa più importante da fare è "far sparire" tutti quegli alimenti che possono essere potenzialmente un problema (come ad esempio dolci in caso di diabete) o, comunque, evitare che il nostro caro abbia un facile accesso a grosse quantità. Una vota considerato questo, due potrebbero essere le prime strategie da provare: la prima è distrarre il malato quando "si fissa sul cibo" (magari c'è qualche attività da fare in casa che può attirare la sua attenzione?); la seconda è quella di mettere a sua disposizione un angolo della dispensa o un contenitore con del cibo scelto da noi (quindi sano e, magari, leggero) a cui può accedere ogni volta che vuole, provando ad evitare così tutta una serie di problemi successivi (ad esempio irritabilità per la richiesta di cibo negata, per l'idea che gli è stato rubato e così via…). Prova e se hai piacere fammi sapere come va. Spero di esserti stata utile.